presenta
Sabato 3 Dicembre – La Spallata Molisana
Sabato 3 Dicembre – La Spallata Molisana
Mostra fotografica e Incontro
"Una piccola Minoranza nel piccolo Molise"
Excursus sulla storia della popolazione croata presente in Molise vista attraverso le sue tradizioni e le sue ritualità, in particolare quelle dedicate al mese di Maggio, dove il sacro si intreccia profondamente con il profano, filo conduttore questo, che lega e accomuna la maggior parte delle feste del Maggio presenti in Molise, come per esempio la festa di San Pardo a Larino.
"Una piccola Minoranza nel piccolo Molise"
Excursus sulla storia della popolazione croata presente in Molise vista attraverso le sue tradizioni e le sue ritualità, in particolare quelle dedicate al mese di Maggio, dove il sacro si intreccia profondamente con il profano, filo conduttore questo, che lega e accomuna la maggior parte delle feste del Maggio presenti in Molise, come per esempio la festa di San Pardo a Larino.
ore 17.00-19.00 – su prenotazione 20 €
Stage di danza
La Spallata e la Quadriglia di Acquaviva Collecroce
ore 21.00 Cena Popolare - su prenotazione 10 €
ore 22.30 – ingresso a sottoscrizione di 5 €
Concerto degli ALBERI SONORI
Viaggio intorno alla cultura musicale tradizionale molisana permeata
da quella slava e albanese presente sul territorio
Viaggio intorno alla cultura musicale tradizionale molisana permeata
da quella slava e albanese presente sul territorio
Giuseppe Ponzo: organetto, chitarra battente, chitarra acustica, mandolino.
Emanuele Filella: violino.
Michele Di Paolo: bufù da terra, tamburi a cornice.
Antonio Biacca: organetto.
Cinzia Minotti, Maurizio D’Amicantonio, Carlo Cicanese, Giovanni Piccoli, Piera De Santis,
Ricciuti Ginetta, Paolo Papiccio, Giovanna Spadaluda: voci e danze.
Ricciuti Ginetta, Paolo Papiccio, Giovanna Spadaluda: voci e danze.
info@cipalessandrino.org
Lo Spettacolo e il Gruppo
L’Associazione Culturale oltre che gruppo musicale “Alberi Sonori” nasce sul territorio molisano ponendosi come scopo principale il recupero, la valorizzazione e la diffusione di suoni, canti, danze e ritualità popolari. In occasione del Festival e, in particolar modo, dello spettacolo musicale, presenterà un lavoro incentrato sulla riproposizione di canti provenienti in primis dalla cittadina di Larino, paese nativo di uno dei suoi componenti, Cinzia Minotti, in seconda analisi al vissuto quotidiano del circondario, toccando canti provenienti da Colletorto, Bonefro, e da una delle comunità albanesi più vicine, Ururi. In questo lavoro di recupero, interpretazione e riproposizione, naturale è l’incontro con la tradizione musicale dell’altra minoranza linguistica, quella croata, per la quale ci si soffermerà su una delle quattro comunità presenti sul territorio molisano, Acquaviva Collecroce. In collaborazione con cantori e musici del posto, “Alberi Sonori” presenterà un excursus sul Molise che vedrà, da una parte, la riproposizione del repertorio musicale nella maniera più tradizionale possibile, là dove tutti gli elementi, dal canto, alla musica, agli strumenti utilizzati sono riusciti a conservarsi senza subire rilevanti cambiamenti, e dall’altra la riproposizione di canti tradizionali per cui è stata necessaria un’interpretazione musicale poiché ne restava solo qualche ricordo frammentato. Il tutto sempre rispettando il più possibile i canoni tradizionalmente riconosciuti dalla comunità. Ospite della serata, contattato quale ulteriore testimone e cantore della sua terra, Acquaviva Collecroce, Pasquale Papiccio, che attualmente vive a Roma.
Stage di Danza: La Spallata molisana
"Le comari avevano già situato il mezzetto entro la stanza, a piano terreno, alla vista di tutti, e accordavano i tamburelli contro la fiamma crepitante su per il caminetto affumicato (......) e Giorgio "il calabrese" dava fiato alla zampogna. (……). Le comari, sei in tutto, si diedero a ballare la spallata. In questo ballo curioso, quattro od otto coppie d'ambo i sessi, si conciano per bene le spalle con forti spintoni cadenzati, senza badare a dolori o ad ammaccature. E' una specie di tarantella o contradddanza. (.......) le comari stanche del battere di dita sulla pelle dei tamburi, rimasero solo il povero zampognaro, diventato rosso come un gambero cotto per il lungo e penoso gonfiare di guance". Tratto dal racconto "Sponsali", di Enrico Melillo, pubblicato nel 1887, nel volume "Otello rusticano", è una testimonianza delle modalità con cui veniva suonata e danzata la Spallata, eseguita al suono della zampogna e del tamburello, prima ed anche dopo la nascita dell'organetto. Ci sono ancora tante testimonianze al riguardo, ma pian piano l'organetto ha prima rosicchiato l'esclusiva e poi quasi sostituito la zampogna. La Spallata è una danza popolare presente in Abruzzo, Molise, alcune zone della Campania e della Basilicata, in tutta la dorsale appenninica e nelle zone collinari del versante adriatico. Ricopre, più o meno, l’antica area dei popoli sannitici ed è ancora praticata nelle zone ad economia agro-pastorale, rimaste per molti secoli sotto il controllo del regno di Napoli. Tutte le varianti della famiglia della spallata hanno come figura centrale e caratteristica il colpo di spalla, di fianco o di natica tra i ballerini. Il contatto può essere più o meno vivace a seconda delle usanze locali e del contesto più o meno giocoso. Le comunità stesse hanno mantenuto l’abitudine al ballo nelle occasioni di ricorrenze legate al ciclo della vita, come per esempio nella comunità croata molisana di Acquaviva Collecroce, dove la spallata si è insediata a pieno titolo nella cultura tradizionale delle genti del posto. Si esegue su una melodia piuttosto lenta in tempo pari, suonata con l'organetto diatonico, o con la zampogna e piffero, accompagnati, a seconda delle situazioni, dal tamburello. Solitamente alla musica si unisce il canto di una serie di strofe o comandi in lingua croata, con i quali il maestro di ballo regola i cambi di figure. Il passo è molto semplice e si riduce ad una sequenza strisciata o appena saltellata sul ritmo e chiusa dalla botta di fianco o di spalla. Le coppie, nella variante più usuale, a quattro, si pongono di fronte in un movimento di avvicinamento ed allontanamento in cui il colpo d’anca, accompagnato dal deciso battere del piede, segna il momento centrale. Ma ci sono anche varianti a sei e ad otto, fino ad arrivare alla variante in circolo, nella quale le donne stanno ferme e segnano il passo e gli uomini girano all’interno chiudendo la fase ogni volta con una donna diversa, oppure sempre in cerchio, ma con movimento reciproco e sincronico dei partecipanti di ambo i sessi. Nella maggior parte dei casi la spallata “viene girata” a quadriglia nella fase finale per permettere a più coppie di partecipare alle danze e al momento conviviale. Lo stage sulla spallata sarà presentato da Carlo Cicanese. Nasce ad Acquaviva Collecroc nel 1955, dove vive tutta la sua infanzia e gran parte della sua vita prima di trasferirsi a Termoli. Da sempre a contatto con quello che era ed è tutt’oggi il contesto culturale tradizionale del suo paese, ne resta costantemente legato, entrando a far parte in modo attivo di coloro che, con iniziative e progetti, diventeranno negli anni, la base e la risorsa umana per il recupero, la valorizzazione e la diffusione del patrimonio culturale tradizionale di Acquaviva Collecroce (Antonio Biacca, Ricciuti Ginetta, Maurizio D’Amicantonio, Giovanni Piccoli, Piera De Santis, Paolo Papiccio, Giovanna Spadaluda, che saranno presenti al Festival). Le sue conoscenze dunque avvengono nella maniera più naturale e antica, per trasmissione orale e secondo il metodo popolare del “guardare ed imitare”. Componente fondamentale per lunghi anni anche del gruppo “La Paranza” di Termoli, oltre a preservare le sue origini croate nella lingua, nei canti, nelle danze, nelle ritualità, ne diventa negli anni anche un testimone della memoria attraverso tele pittoriche che nascono come sapiente luogo di fusione di paesaggi e ricordi, evocazioni e rimandi. Alle tele si affiancano le riproduzioni su polistirolo. Materiali di recupero elevati a nuova vita, legittimati dall'uso inconsueto che egli ne fa. L'illusione è quella della ceramica, la ricostruzione è perizia e inventiva allo stato puro, il gioco è quello dello stupore sempre sul filo conduttore della memoria. Acquaviva Collecroce è colta nei suoi luoghi più significativi, nel cuore dei decenni passati. Parte di questo materiale sarà presente è potrà essere visionato all’interno della mostra fotografica allestita per l’occasione.
Mostra fotografica e Incontro
"Una piccola Minoranza nel piccolo Molise"
"Una piccola Minoranza nel piccolo Molise"
Curatore dell’incontro-convegno Giovanni Piccoli
Curatori della mostra Giovanni Piccoli, Carlo Cicanese e Cinzia Minotti
Acquaviva Collecroce con Montemitro e San Felice costituisce una delle più piccole minoranze linguistiche in Italia, quella dei Croati del Molise. Il loro nome è rispettivamente Kruč, Mundimitar, Filič. nella lingua minoritaria croata molisana che i parlanti chiamano Na Našu cioè alla nostra. La minoranza è ciò che resta di una più vasta presenza di popolazioni stabilitesi, all'inizio del 1500, fra Abruzzo e Molise lungo il corso del Trigno, allargandosi verso il Biferno fino a toccare il territorio di Larino. Le popolazioni provenivano dalle coste della Dalmazia comprese fra Spalato e Dubrovnik e precisamente dalla zona a nord-ovest della foce del fiume Neretva. Parlavano la lingua del luogo, che oggi è la lingua croata. La migrazione avvenne in concomitanza e a causa delle guerre provocate dalla conquista turca della penisola balcanica e contemporaneamente alla migrazione dei più numerosi e conosciuti gruppi di Albanesi – Arbëresh, stabilitisi nell'Italia meridionale e anche nel Molise. I Croati molisani, detti Schiavoni dalle popolazioni molisane già presenti, conservarono a lungo la loro lingua nelle varie località e la conservano ancora nei tre comuni citati. Alla lingua sono legati larghi strati delle tradizioni locali: fiabe, racconti, formule e canti, come quelli che verranno presentati. Per quel che riguarda le altre tradizioni, legate ai cicli dell'anno e della vita, i croati molisani si sono in gran parte assimilati alle popolazioni molisane assumendo, e cedendo anche, usi e modi di vita. Di questi fanno parte la festa del Maja (Maggio), condivisa con altre località del Molise ma che molti ritengono di origine schiavone, balli come la Spallata e ricette come quella dei kolači, dolci a ciambella ripieni. Oggi purtroppo anche la lingua è in estinzione, le nuove generazioni la stanno abbandonando. Di tutto questo si parlerà in occasione dell’incontro-convegno proposto come approfondimento a cui sarà correlata una mostra fotografica a testimonianza di usi, costumi, culture e tradizioni. Sarà messo a disposizione anche altro materiale informativo quali depliant, guide culturali riguardanti le minoranze albanesi e croate e la cittadina di Larino.