Pizzica Franca Tarantino

Stage di pizzica pizzica

a cura di

Franca Tarantino

(Nuove date da Ottobre 2011)

Gli incontri hanno lo scopo di fare chiarezza nella distinzione tra vari tipi di danze salentine: pizzica-pizzica, pizzica tarantata, pizzica scherma. Si approfondirà negli aspetti teorico-pratici la pizzica-pizzica, danza della festa, nei suoi significati e nella sua struttura. Si richiede ai partecipanti un abbigliamento comodo e scarpe basse.

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FRANCA TARANTINO
Psicoterapeuta-Danzamovimentoterapeuta e studiosa di danze tradizionali, da anni si occupa di cultura popolare dapprima spinta dalla riscoperta delle sue radici, in seguito come approfondimento degli aspetti etno‑coreutici e terapeutici che alcune danze del sud Italia ancora oggi conservano. Il bagaglio di esperienze che nel tempo ha costruito si è sviluppato vivendo le atmosfere delle feste popolari, a contatto con la gente, osservando ed ascoltando gli anziani. In seguito ha arricchito il suo bagaglio di esperienze attraverso stage-seminari e laboratori.
Svolge laboratori di pizzica-pizzica e sulle tarantelle del sud, in tutta Italia nell’ambito di Folkfestival e nelle scuole pubbliche.
Ha danzato con alcuni gruppi di musica popolare (Antonio Infantino ed i Tarantolati di Tricarico-Lucania ,I Tamburi del Vesuvio-Roma, Uaragniaun -Alta Murgia,Altamura).
Attualmente danza con la Nuova Compagnia di Canto Popolare (Napoli).

PIZZICA-PIZZICA
Pizzica-pizzica è un tipo di tarantella che richiama nel nome il “pizzico” della taranta.
La letteratura sull’argomento fa risalire l’origine di tale danza al mondo greco ed ai riti dionisiaci, ma le prime effettive documentazioni descrittive di questa danza risalgono alla fine del ‘700. Questa danza è fondamentalmente una danza di gioia e di corteggiamento. Si danzava in occasioni rituali (matrimoni, battesimi ec) o comunque quando la piccola comunità (familiare) si ritrovava per far festa. Il luogo destinato per danzare erano le masserie, o più genericamente la casa.
A differenza di altre danze del sud Italia, la pizzica-pizzica è fondamentalmente una danza “privata”, si svolge in coppia (preferibilmente tra uomo e donna) che fa parte della più ampia famiglia coreutica della tarantella meridionale. Diffusa nella provincia di Lecce con forme pressoché analoghe, ha subito un sensibile decadimento dagli anni ’60.
La danza si svolge all’interno di uno spazio circolare delimitato dai suonatori e dagli spettatori, detto ronda.
La pizzica-pizzica tradizionale tende ad avere un contatto marcato col terreno ed un tempo si usava il fazzoletto per invitare la persona con cui ballare, attraverso un meccanismo di alternanza.

PIZZICA TARANTATA
Musica terapeutica per la cura domiciliare degli effetti del morso della “taranta”, di cui Luigi Stifani, barbiere-violinista terapeuta di Nardò, distingueva tre varianti da usare a seconda della varietà del ragno e della risposta della persona “pizzicata” (cioè morsa): indiavolata, sorda . La danza della cura, iniziava come comune pizzica-pizzica poi assumeva un carattere apparentemente incontrollato, ma difatti seguendo alcune somatizzazioni usuali del malessere e del percorso catartico: corse, rotazioni, avanzamento a carponi e rotolamenti per terra secondo l’ambivalente rapporto col ragno di immedesimazione e di opposizione, come affermava Carpitella nella sua osservazione diretta del 1959, durante la spedizione demartiniana.


PIZZICA SCHERMA
Ballo di sfida tra uomini che si svolge in coppia, con le dita della mano che simboleggiano il coltello e l’altro braccio atto alla parata. Tradizione ancora vivente, si svolge durante la notte del 15 di agosto un occasione della festa di San Rocco a Ruffano (Le), presenta più stili esecutivi (di cui uno riconosciuto come stile zingaresco e tuttora praticato da nomadi stanziali), tutti ispirati a regole di scherma (passiata, parata, puntata, affondo ecc) e a codici d’onore della malavita. Spesso si inizia un nuovo combattimento con un giro legato tramite una stretta palmare.

La “ PIZZICA-PIZZICA” riflessioni…
La danza tradizionale salentina la “pizzica-pizzica”, negli ultimi anni è divenuta spettacolo e fenomeno di massa, travalicando i confini territoriali e regionali, subendo molteplici trasformazioni e reinvenzioni, creando un nuovo linguaggio coreutico investito di fascino etnico. Tutto ciò, ha relegato questa danza a mera esibizione, allontanandola dai suoi significati originari.
La fine del mondo contadino ha determinato, anche riguardo la danza, un’interruzione, un oblio, e per lungo tempo nel nostro territorio non si ballava più la pizzica-pizzica.
Il processi di modernizzazione, così rapidi, hanno favorito un progressivo allontanamento da tutta la cultura propria di quel mondo, nella convinzione che il “nuovo” ed il “moderno”, fosse da preferire, e comunque le migliori condizioni di vita hanno accelerato il processo di rimozione di tutto ciò che riguardava il ricordo, a volte doloroso, di una vita di fatica e di povertà.
Dal dopo guerra altri linguaggi coreutici si sono imposti: il valzer , il tango, la polka, il liscio ec , così come nuovi riti di aggregazione hanno sostituito le feste in casa e in occasione del raccolto. Il mondo si andava trasformando, così il “dialetto del corpo” progressivamente si perdeva nell’oblio lasciando spazio a nuovi più funzionali linguaggi coreutica, che meglio si adattavano al nuovo mondo ed al rinnovato stile di vita.
Danzando insieme, condividendo lo stesso linguaggio del corpo, si riconferma il senso di identità e di appartenenza ad un popolo e ad una data cultura. La festa, nella tradizione, scandiva il tempo dei riti di passaggio (matrimoni, battesimi) e dei cicli cereagricoli.
Ascoltando gli anziani si scopre che la pizzica-pizzica era una danza che si svolgeva negli ambienti domestici, nelle masserie, in specifiche occasioni all’interno di un codice etico ben preciso e largamente condiviso. Il ballo segue uno schema, con lievi differenze a seconda delle diverse zone del Salento, all’interno di una coreografia nel rispetto di spazi e tempi di esecuzione. I nostri maestri “gli anziani”, cioè coloro i quali sono detentori di questo prezioso sapere, ci possono fortunatamente ancora insegnare i passi, i significati ed i simboli di questo antico linguaggio coreutico . Nello stesso tempo, nel rispetto della ronda e di chi danza, ci insegnano ad avere attenzione per tutti e di saper partecipare ad un momento di condivisione fatto di cose semplici. E’ necessario però fermarsi ad osservare…ad ascoltare.. questo sarà lo spirito di fondo del laboratorio. Franca Tarantino


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